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By Luke Sumpter

Perché la cannabis non dovrebbe essere d'aiuto alle persone con disabilità? Queste ultime sono dotate di un sistema endocannabinoide proprio come ogni altro essere umano sulla Terra, e la marijuana medicinale ha indubbiamente aiutato molti bambini affetti da epilessia refrattaria al trattamento, come è stato per Charlotte Figi[1], quando nient'altro riusciva a farlo.

I ricercatori stanno ora investigando in che modo questa terapia completamente naturale potrebbe migliorare la qualità di vita di persone affette da ogni tipo di disabilità, compresi autismo, sindrome di Down, paralisi cerebrale, ed altro ancora. Ecco cosa stanno scoprendo.

LA CANNABIS PER LA SINDROME DI DOWN

La sindrome di Down interessa 1 persona su una fascia di persone che va da 700 a 1000. Può non sembrare molto, ma quasi tutti conosciamo qualcuno che ne è affetto. Disabilità intellettive, come deficit della memoria e disturbi dell'apprendimento, sono fra i sintomi più problematici della sindrome. La cannabis può giovare? Gli scienziati pensano di sì.

La teoria è che le persone affette da sindrome di Down non soltanto possiedono troppi recettori CB1 nell'ippocampo, ma questi sono anche esageratamente attivi. Ciò a sua volta danneggia i neuroni connettori, e questo porta ad un deficit cognitivo. Per provare la loro teoria, gli scienziati hanno testato[2] la memoria di ratti affetti dall'equivalente per i ratti della sindrome di Down, prima e dopo aver determinato la riduzione dell'attività dei CB1. La loro memoria mostrava un netto miglioramento in seguito al trattamento.

Studi post-mortem hanno mostrato che dei cervelli, donati da individui che in vita erano affetti da sindrome di Down, presentavano le stesse placche che si associano all'Alzheimer. Tali placche sono ritenute essere in relazione con un eccesso di recettori CB2 e di amide idrolasi degli acidi grassi (FAAH).

Poiché alti livelli di FAAH indicano che il sistema endocannabinoide è in una condizione di denutrizione cronica, l'integrazione con basse dosi di cannabis potrebbe aiutare a tenere occupati i recettori CB1 e CB2, proteggere i neuroni, distruggere le placche nel cervello, e ridurre livelli eccessivi di FAAH. Sono necessarie ulteriori ricerche, specialmente su soggetti umani.

CANNABIS BEI DOWN-SYNDROM

LA CANNABIS PER L'AUTISMO

L'autismo è ancora più diffuso della sindrome di Down, con 1 bambino su 100 che ne è affetto. Nonostante gran parte degli individui con autismo siano molto intelligenti, essi sono ostacolati dalla loro incapacità di relazionarsi con le altre persone o di comprendere le norme sociali. Di conseguenza, tanto i bambini quanto gli adulti affetti da autismo possono manifestare livelli di ansia od ostilità, che non soltanto sono difficili da vivere, ma allontanano anche le altre persone, alimentando così una spirale infinita di isolamento sociale.

Per complicare ancor più le cose, l'autismo è un disturbo a spettro. Questo significa che sintomi e trattamenti variano ampiamente, e ciò che funziona per un individuo non necessariamente va bene per un altro. Tuttavia, molti esperti oggi pensano che l'autismo potrebbe essere causato da una mutazione genetica che provoca livelli cronicamente bassi di endocannabinoidi naturali nel cervello umano. E che inoltre perturba il modo normale in cui il cervello interagisce con quelle sostanze chimiche.

Dato che il THC e il CBD presenti nella cannabis condividono una struttura analoga a quella dei cannabinoidi che l'organismo produce naturalmente, un'integrazione potrebbe giovare. In effetti, l'Autism Research Institute ha già somministrato dosi basse e sicure, in condizioni controllate, a persone affette da autismo. In molti, ma non in tutti, i partecipanti allo studio si è osservato un calo significativo di ansia, ostilità e comportamenti autodistruttivi.

Stando ad almeno un resoconto aneddotico, il miglioramento non si deve al fatto che i pazienti semplicemente si siano sballati e quindi rilassati. Nel 2008 il padre di un bambino autistico californiano ha reso pubblica la propria storia, di come avesse trattato con esiti positivi gli accessi di rabbia e gli sbalzi d'umore del figlio con della cannabis pura e semplice, dopo che innumerevoli farmaci non erano stati d'aiuto.

Questo padre dava al figlio del THCA concentrato, tratto da succo di marijuana non decarbossilata, due volte al giorno; questa forma di THC non fa sballare. I risultati furono straordinariamente positivi: non soltanto il bambino era più calmo e felice, ma ricercava anche l'affetto fisico, mentre in precedenza era spesso aggressivo e conflittuale.

LA CANNABIS PER LA DISTROFIA MUSCOLARE

Resa celebre dal compianto attore comico Jerry Lewis, la distrofia muscolare colpisce circa una persona su 5000. Colpisce principalmente bambini maschi di appena due anni, ma anche gli adulti la possono contrarre. Comporta un indebolimento progressivo dei muscoli, che si accompagna a forti dolori e spasmi muscolari involontari. Come l'autismo, questo disturbo varia da un paziente all'altro, e si ritiene che sia provocato da un difetto genetico.

Non esiste una cura per la distrofia muscolare; fino a che non se ne troverà una, l'obiettivo di qualsiasi opzione di trattamento è quello di ridurre i sintomi e, ove possibile, controllare la progressione della malattia. La cannabis può essere d'aiuto attivando i recettori CB1 e CB2 del sistema endocannabinoide umano. In questo caso, la sua azione riduce i dolori, compreso il dolore neuropatico, ed allevia gli spasmi muscolari.

LA CANNABIS PER LA PARALISI CEREBRALE

La paralisi cerebrale è un insieme di disturbi neurologici che incide sul tono muscolare, la coordinazione, e la capacità motoria del paziente. I sintomi variano, ma questa è una malattia debilitante che solitamente progredisce fino al punto in cui chi ne è colpito perde la capacità di camminare e di essere autosufficiente. I pazienti soffrono anche di crisi convulsive e dolore cronico. Circa 3 bambini su 1000 soffrono di paralisi cerebrale.

Si è scoperto che la cannabis può giovare ai pazienti affetti da paralisi cerebrale in parecchi modi. Riduce le convulsioni, gli spasmi muscolari, ed il dolore, ma presenta anche un beneficio per questi pazienti ancora più importante. Man mano che la malattia progredisce, molti individui con paralisi cerebrale perdono la loro capacità di parlare con chiarezza. Spesso balbettano, o soffrono di altri impedimenti del linguaggio che rendono loro difficile comunicare verbalmente con il prossimo.

Finora non è stato condotto alcuno studio ufficiale su cannabis e disturbi del linguaggio, ma esistono numerosi resoconti aneddotici in merito, fra i quali la storia di Jacqueline Patterson così come la racconta nel suo documentario In Pot We Trust (“Noi Crediamo Nell'Erba”), che dimostra quanto la cannabis possa essere d'aiuto.

LA CANNABIS PER LA PARALISI CEREBRALE

LA CANNABIS PER IL MORBO DI ALZHEIMER

L'Alzheimer è una malattia terrificante. Non sai mai chi potrà colpire, né quando. Lentamente, il vostro cervello si deteriora fino a che non siete più la persona che eravate una volta. È difficile dire a chi faccia più del male, se all'individuo che la contrae o a chi deve stare ad assistere mentre si porta via una persona cara. L'Alzheimer è incurabile, ed è la maggior causa di disabilità per le persone in età avanzata. In tutto il mondo, circa 44 milioni di persone soffrono di questa malattia, e si calcola che i casi non diagnosticati siano il triplo.

La ricerca è tuttora in corso, ma la cannabis potrebbe essere in grado di aiutare a prevenire il morbo di Alzheimer, oltre che trattarne i sintomi. L'accumulo di placche amiloidi nel cervello, e l'infiammazione che l'accompagna, sono ritenuti i principali fattori che contribuiscono allo sviluppo della malattia.

Studi in corso stanno analizzando il THC per verificare il suo possibile ruolo nella difesa contro l’accumulo[3] di queste fastidiose proteine. Ma i ricercatori non si fermano a questo cannabinoide psicotropo. Stanno anche testando il CBD per la sua potenziale capacità[4] di rompere le placche in modelli familiari di morbo di Alzheimer. 

RIEPILOGO

La cannabis offre con tutta evidenza dei reali benefici per la salute, che non possono più esser messi in discussione. Sono tuttavia necessarie ulteriori ricerche, e potrebbe non funzionare per tutti i pazienti, o per tutte le patologie. Ora che le restrizioni sulla ricerca stanno venendo abolite, dovremmo vedere quest'area della medicina avanzare a passo rapido. La speranza è che ciò porterà a trattamenti più efficaci, che elimineranno i sintomi senza fastidiosi effetti secondari—questo in caso che non si riesca a trovare una cura definitiva per ogni patologia.

Se voi o una persona a voi cara convivete con una disabilità e desiderate vedere se la cannabis vi può essere d'aiuto, fatelo solamente se vi trovate in un posto in cui essa è legale. Se possibile, chiedete il parere di un medico che ha esperienza nel trattare con la cannabis la vostra specifica patologia.

Se state sperimentando al di fuori di un controllo medico, cominciate sempre con la più bassa dose possibile, fino a che avrete capito in che modo la cannabis agisce su di voi. Il CBD viene di solito tollerato meglio del THC da parte dei nuovi utilizzatori, ma molti sostenitori della marijuana terapeutica ritengono che i prodotti basati sull'intera pianta forniscano i più forti benefici medicinali.

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