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La Cannabis Come Potenziale Trattamento per ADHD e ADD?
La cannabis sta emergendo come potenziale trattamento per l'ADHD, una patologia caratterizzata da iperattività o disattenzione, o entrambe le cose. Non soltanto la cannabis potrebbe costituire un potenziale trattamento, ma una delle cause del disturbo potrebbe essere una disfunzione del sistema endocannabinoide all'interno dell'organismo.
La cannabis è ben nota per il suo caratteristico effetto, quello di far rilassare coloro che ne consumano, immergendoli in uno stato di tranquillità e calma. Se consideriamo dei disturbi come ADHD e ADD, tale stato sembra proprio l'ideale per una persona che ha difficoltà con pensieri accelerati, mancanza di concentrazione, e con il prestare consistente attenzione alle banali ma necessarie attività quotidiane.
La cannabis sta dando prova di poter essere un ausilio in un'ampia varietà di condizioni patologiche, in gran parte a causa di certe sostanze che si trovano nella pianta ed interagiscono con degli specifici recettori presenti nel corpo umano, e che costituiscono il sistema endocannabinoide (ECS). Per quanto siano necessarie ulteriori e più approfondite ricerche prima di poter trarre alcuna conclusione definitiva, pare che questo sistema interno svolga un ruolo di fondo riguardo a ADHD e ADD.
Il regolare funzionamento dei recettori dei cannabinoidi CB1 e CB2, insieme a livelli adeguati degli endocannabinoidi anandamide e 2-AG, potrebbero risultare necessari per una corretta funzione cognitiva e prestazioni adeguate. Quando questo sistema si trova fuori equilibrio, potrebbero insorgere dei sintomi di ADHD e ADD.
COSA SONO ADHD E ADD?
La sindrome da deficit di attenzione e iperattività, o ADHD, è un disturbo comune nell'infanzia, che si ritiene interessi oltre 6 milioni di bambini negli Stati Uniti. Esistono parecchie varianti di questo disturbo, che può manifestarsi in modi leggermente diversi in differenti individui. La disfunzione si caratterizza per la mancanza di attenzione, la concentrazione che si disperde e la difficoltà a concentrarsi, ed un comportamento turbolento. Anche negli adulti può venir diagnosticato questo disturbo, che nel corso dell'infanzia potrebbe esser passato inosservato.
Esiste spesso una certa confusione quanto alla differenza tra ADHD e ADD. La ADD era precedentemente ritenuta una patologia distinta, definita da caratteristiche simili a quelle della ADHD, ma priva dell'aspetto iperattivo. Di recente, i sintomi che di solito portavano a stabilire una diagnosi di ADD, sono stati riconsiderati come trattarsi della stessa ADHD in seguito ad una riclassificazione.
TIPI DI ADHD
Esistono tre tipi di ADHD, e tutti si incentrano sulla mancanza di attenzione e l'iperattività. Il primo tipo è quello “disattento”, con un insieme di sintomi che nel passato avrebbero portato ad una diagnosi di ADD. Questa forma di ADHD mostra una mancanza di attenzione senza segni di iperattività.
L'elemento di disattenzione nell'ADHD può rappresentare un serio problema per bambini e adulti, e può avere un impatto negativo sulla loro vita sociale ed educativa/professionale. La disattenzione viene spesso definita come il caso di una persona che si distrae facilmente, perde facilmente la concentrazione, è disorganizzata, trova difficoltà a seguire delle istruzioni, ed evita attivamente dei compiti che richiedono un consistente sforzo mentale. L'individuo in questione potrebbe anche ignorare altre persone che gli stanno parlando direttamente.
La seconda forma di ADHD è quella iperattiva/impulsiva. Tale forma della disfunzione manifesta sintomi di iperattività ed impulsività, ma è priva di quell'aspetto disattento che definisce il primo tipo del disturbo. I sintomi di questa forma di ADHD possono essere descritti come eloquio eccessivo, tendenza ad interrompere nelle conversazioni, irrequietezza abnorme e l'apparenza di trovarsi sempre sul piede di partenza e di trovare difficoltà e disagio nello stare in quiete.
La terza forma della disfunzione è quella della ADHD combinata, che si ha quando una persona sperimenta in maniera appunto combinata i sintomi di disattenzione, iperattività ed impulsività.
CAUSE DELL'ADHD
Abbiamo dunque visto alcuni dei sintomi di questa patologia, ma quali sono esattamente le sue cause? Ebbene, ora come ora i ricercatori che operano in questo campo non ne sono completamente sicuri. Si ritiene che l'ADHD abbia multiple cause, una delle quali è di ordine neurologico. Alcuni studi suggeriscono che un calo dei livelli del neurotrasmettitore dopamina potrebbe giocare un ruolo nella questione.
La dopamina è responsabile della trasmissione di segnali fra i neuroni, e svolge un ruolo negli ambiti di movimento, memoria, comportamento e cognizione, umore, apprendimento, attenzione e sistemi di ricompensa.
Un'altra possibile concausa potrebbe avere origini genetiche, ed in una differenza strutturale all'interno di aree del cervello. Una riduzione del volume di materia grigia è stata messa in relazione con individui cui è stata diagnosticata l'ADHD.
TRATTAMENTO CONVENZIONALE
Prima di addentrarci nella questione di cosa la cannabis potrebbe fare per una persona affetta da ADHD, diamo uno sguardo ai trattamenti convenzionali che vengono utilizzati. I trattamenti classici consistono in una combinazione di terapie farmacologiche e comportamentali. I farmaci prescritti possono essere di tipo stimolante o non-stimolante.
Gli stimolanti vengono impiegati per aumentare i livelli di dopamina e norepinefrina all'interno del cervello. Gli stimolanti del sistema nervoso, come Ritalin e Adderall, vengono usati a quest'effetto. Fra i non-stimolanti con cui si ottengono effetti analoghi, lo Strattera ed antidepressivi come la nortriptilina.
A coloro cui è diagnosticata l'ADHD si raccomandano inoltre attività fisica, sonno sufficiente ed alimentazione corretta, come modi per gestire i sintomi. Anche la meditazione cosciente, il passare del tempo nella natura e lo yoga, possono aiutare a raggiungere simili risultati.
LA CANNABIS COME POTENZIALE TRATTAMENTO
I trattamenti convenzionali potrebbero non funzionare per certe persone affette da ADHD. O se anche dovessero funzionare, c'è chi potrebbe cercare altrove qualora dovesse trovarne spiacevoli gli effetti secondari. Alcune persone potrebbero ottenere un grande sollievo se cercassero di automedicarsi con l'uso di cannabis. Le prove aneddotiche indicano che il consumo di erba potrebbe essere d'aiuto nel ridurre iperattività ed impulsività, il che a sua volta può migliorare la concentrazione e diminuire l'irrequietezza.
Le prove aneddotiche non sono le uniche che mettono in evidenza la cannabis come potenziale trattamento per l'ADHD. Diversi lavori di ricerca e numerosi medici stanno anche suggerendo che le sostanze contenute nella cannabis potrebbero esercitare benefici sui sintomi di ADHD.
Un articolo del 2017[1], pubblicato nella rivista “European Neuropsychopharmacology” descrive in dettaglio uno studio pilota sperimentale, randomizzato e placebo-controllato, in cui veniva somministrato a 30 adulti affetti da ADHD un farmaco a base di cannabinoidi. Gli autori dell'articolo affermano che i potenziali effetti terapeutici della cannabis potevano derivare dal miglioramento della trasmissione dopaminergica, lo stesso meccanismo messo in azione dai farmaci convenzionali.
I partecipanti venivano divisi in due gruppi, uno dei quali riceveva un trattamento attivo, e l'altro un placebo. Al gruppo attivo venivano somministrate dosi di uno spray oromucosale chiamato Sativex. Ogni spruzzata da 100 microlitri del prodotto contiene 2,7mg di THC e 2,5mg di CBD. L'uso di cannabinoidi nel quadro di questa ricerca si associava a miglioramenti significativi di iperattività ed impulsività, e ad una tendenza verso il miglioramento dell'attenzione in adulti con ADHD.
I risultati di questa ricerca rafforzano i casi aneddotici che mostrano l'efficacia dell'auto-medicazione con cannabis per il trattamento di alcuni sintomi associati con l'ADHD.
UNA POSSIBILE CARENZA DI ENDOCANNABINOIDI?
Lo studio appena descritto mostra che le componenti attive prodotte nella pianta di cannabis potrebbero aiutare ad alleviare i sintomi di ADHD. Tuttavia, i cannabinoidi potrebbero svolgere, nell'ambito di questa patologia, un ruolo ancora più fondamentale.
Il Dr. David Bearman di Santa Barbara, in California, opta per trattare con cannabis alcuni suoi pazienti affetti da ADHD. Bearman crede che le difficoltà di concentrazione ed attenzione possano aver origine nel fatto che un paziente soffra di una carenza clinica di endocannabinoidi; questo significa che gli mancano le quantità adeguate degli endocannabinoidi che l'organismo produce al suo interno.
Particolare interessante, l'endocannabinoide anandamide interagisce con lo stesso sito recettore del fitocannabinoide THC; ciò vuol dire che l'assunzione di THC potrebbe favorire l'attivazione di tale recettore, perfino in presenza di livelli bassi dei cannabinoidi endogeni.
Il Dr. Bearman afferma che un individuo con carenza di endocannabinoidi, che la integri con assunzione di fitocannabinoidi, sperimenterà probabilmente una riduzione della velocità di rilascio dei neurotrasmettitori, permettendo così al cervello di concentrarsi con maggior acume.
POTENZIALI RISCHI DELL'AUTO-MEDICAZIONE CON CANNABIS
Sebbene la cannabis possa costituire un potenziale trattamento per l'ADHD, l'opportunità del suo impiego deve venir valutata su base individuale. Le persone affette da ADHD hanno maggiori probabilità di sviluppare disturbi legati all'abuso di sostanze, e il consumo di cannabis aumenta le possibilità di dipendenza e dell'uso di altre sostanze. Questo vale soprattutto per la popolazione adolescente, per la quale esiste l'elevata probabilità che alla sperimentazione dell'auto-medicazione segua un pesante consumo di cannabis.
Il pesante consumo di cannabis durante gli anni dell'adolescenza potrebbe avere gravi effetti negativi. Il cervello è ancora in fase di sviluppo fino all'età di 25 anni circa, ed un consistente consumo di cannabis precedente a tale età è stato associato con il calo delle prestazioni nel corso di attività cognitive, ed un assottigliamento della corteccia, l'area del cervello che controlla memoria e inibizione.
UNA PAROLA SUL MICRODOSAGGIO
Alcuni ricercatori affermano che il microdosaggio potrebbe essere il metodo migliore da seguire in termini di auto-medicazione, specialmente per adolescenti che stiano cercando di sperimentare. Una microdose è una piccola quantità di cannabis – tanto piccola che gli effetti psicoattivi o non vengono per niente avvertiti, o sono molto tenui. Queste dosi ridotte potrebbero aiutare chi le consuma ad aumentare il proprio livello di attenzione senza dover assumere una dose maggiore, che finirebbe per far diminuire produttività e funzionalità.
SIATE STRATEGICI NELLA SCELTA DELLE VARIETÀ
Chi stesse cercando di automedicarsi con la cannabis dovrebbe sapere che distinte varietà possono provocare effetti psicoattivi e terapeutici diversissimi. Le varietà a dominante indica sono associate al rilassamento, e ad uno “stono” piuttosto fisico. Le varietà a dominante sativa, dal canto loro, sono note per essere più cerebrali, energetiche, e perfino stimolanti.
Le diverse varietà contengono anche livelli variabili dei cannabinoidi. Varietà ad alto THC daranno come risultato effetti più psicoattivi, mentre quelle ad alto CBD molto meno.
Individui differenti troveranno forse che certe varietà sono più benefiche per la loro condizione clinica. Le varietà a dominante sativa potrebbero essere più utili per aumentare concentrazione ed attenzione, mentre quelle a dominante indica potrebbero aiutare maggiormente a calmare l'iperattività.
- Cannabinoids in attention-deficit/hyperactivity disorder: A randomised-controlled trial - ScienceDirect http://www.europeanneuropsychopharmacology.com